domenica 1 marzo 2015

Cinema e giornalismo


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E' da un po' di tempo che volevo fare una riflessione sul rapporto tra cinema e giornalismo. Sono due mezzi di comunicazioni diversi, ma non così tanto. Si pensi che prima dell'avvento della televisione il cinema, oltre a intrattenere, fu utilizzato per informare. Il cinegiornale nasce proprio nei primi anni di vita del cinematografo in Francia e si diffuse maggiormente durante la seconda guerra mondiale. In Italia i cinegiornali furono usati come mezzi di propaganda del regime e nacque così l'Istituto Luce.

Il giornalismo si presta spesso come motore di una storia di un film. Ci sono film che hanno raccontato dei giornalisti e delle loro inchieste, come per esempio Tutti gli uomini del presidente dove troviamo un Robert Redford che interpreta un giornalista durante le vicende del Watergate. Gli articoli di giornale possono essere degli ottimi spunti per storie di film, basti pensare che a Hitchcock venne in mente di fare un film sugli uccelli dopo aver letto di un attacco di uccelli su un giornale e nacque così Uccelli.

Chi studia giornalismo conosce sicuramente la regola delle 5 W: Who, What, When, Where e Why. In pratica in un articolo di giornale si deve dire chi sono le persone coinvolte nel fatto, il fatto stesso, quando è successo il fatto, dove è successo il fatto e perché successo il fatto. Da notare che questa regola è più o meno la stessa per scrivere una sceneggiatura di un film.

Quindi, sia il cinema che il giornalismo raccontano di persone e delle loro azioni. Nel primo ci immedesimiamo in queste persone e abbiamo una visione soggettiva delle vicenda, mentre nel secondo abbiamo una visione oggettiva. Mi viene in mente le vicende della banda della Magliana che sono state raccontate attraverso il cinema e la televisione con Romanzo Criminale dove i personaggi vengono visti come degli eroi, mentre invece chi leggeva le loro vicende sui giornali li vedeva come dei criminali e assassini.

Il documentario è sicuramente la via di mezzo tra cinema e giornalismo: raccontare la realtà usando il linguaggio del cinema. Il più noto regista di documentari è sicuramente Michael Moore. Ci sono registi che si sono alternati tra cinema di finzione e documentari, come per esempio Werner Herzog e Wim Wenders. Del secondo regista mi era piaciuto moltissimo Il sale della terra ed è la dimostrazione che anche un documentario riesce a farti emozionare.

Così abbiamo registi che con i loro documentari sono giornalisti, ma possiamo avere anche il caso inverso cioè giornalisti che diventano registi. Pensiamo a Zoro Pif. Il primo, il cui vero nome è Diego Bianchi, è un giornalista che si occupa perlopiù della politica e ha un programma tutto suo, Gazebo, dove vengono mandati in onda dei reportage video realizzati da lui stesso in prima persona. Recentemente si è cimentato nella regia cinematografica con Arance e Martello. Il secondo, il cui vero nome è Pierfrancesco Diliberto, ha anche lui un programma tutto suo, Il testimone, e tutte le puntate sono delle inchieste che fa lui in prima persona dalle riprese al montaggio, proprio come un vero videomaker. Anche lui si è cimentato con la regia cinematografica con La mafia uccide solo d'estate.

Qualche settimana fa ho assistito a una lezione tenuta da due giornalisti, anzi sarebbe più corretto dire videogiornalisti. Usano soprattutto le immagini per dare la notizia senza far uso dello speech che è invece tipico dei telegiornali. Il punto per cui ho voluto far partire questa riflessione è che il videogiornalista lavora maggiormente per immagini, proprio come succede nel cinema dove il regista lavora molto per immagine. Il pubblico deve capire la storia di un film grazie solo alle immagini e dialoghi sono supeflui, così mi aveva insegnato a un corso di sceneggiatura e questo lo aveva detto anche Hitchcock "Il dialogo dovrebbe essere semplicemente un suono fra gli altri, solo qualcosa che esce dalla bocca delle persone, i cui occhi raccontano la storie per mezzo di espressioni visive.

Alla fine regista e il giornalista fanno la stessa cosa: raccontare storie. Un regista deve conoscere la realtà per raccontare le sue storie. In fondo, il cinema è uno specchio della realtà.

Non perdete tempo nelle scuole di cinema. E' meglio fare quattro giorni a piedi perché è un'esperienza che ti permette di conoscere il mondo. E poi leggete tanto, perché vi apre ad altre esperienze. Tirate su figli, è un'esperienza essenziale. Chi ha dei figli è più radicato nella realtà rispetto a chi non ne ha.
Werner Herzog

1 commento:

  1. Non male la programmazione di Agon Channel: ho appena scoperto che ogni lunedì alle 21 va in onda "Lei non sa chi sono io", programma condotto da Luisella Costamagna che ogni settimana intervista un politico

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