giovedì 26 novembre 2015

Io, il Cinema e Dio - 1° Parte

Lunedì sono stato all'Auditorium per l'incontro con Jaco Van Dormael (Toto le heroes - Un eroe di fine millennio, L'ottavo GiornoMr Nobody) per presentare il suo nuovo film Dio esiste e vive a Bruxelles, ma anche per parlare del suo cinema, commentando i tragici fatti che stanno accadendo in questo periodo. A moderare c'era Piera Detassis ed era presente anche Andrea Romeo, che con la sua I Wonder  Pictures distribuisce il film in Italia.

C'era poca gente in sala, anche perché è un regista sconosciuto in Italia e c'erano ragazzi seduti qualche fila dietro di me che si chiedevano "ma questo che film ha fatto"? Tra i pochi presenti c'era anche un mio collega del DAMS che si laurea a breve e sta preparando la tesi proprio su Jaco Van Dormael. E questo mi ha fatto pensare che potrei iniziare a scrivere un libro su questo regista belga che non fa mai dei film banali e proprio perché è sconosciuto in Italia che non è ancora stato scritto nessun libro su di lui.

Comunque, ecco la prima parte di ciò che si detto durante questo incontro.


PD: Hai sicuramente pensato a quello che è un Dio cattivo, quello che rappresenti nel tuo film, molto antipatico, ma hai immaginato questo prima della situazione attuale. Che effetto ti fa presentarlo adesso, in questo momento?

JVD: Si, devo dire che il film è nato così mentre scrivevo la sceneggiatura insieme a Thomas Gunzig. A Parigi c'erano le manifestazioni contro i matrimoni gay  ed era molto strano vedere dal Belgio dei bambini per strada portare delle croci e faceva paura questo misto tra religione e società. Durante il montaggio con Hervé ci dicevamo che stava succedendo qualcos'altro, l'attentato a Charlie Hebdo. Ci dicevamo che forse non potevamo che continuare a portare avanti un'utopia: poter ridere di tutto e con tutti. Dovevamo portare avanti quest'esercizio.
Ora il film esce proprio mentre succedono questi fatti. Non potendo dire che il tema del film è la religione, come pure gli eventi attuali non sono correlati alla religione, ma hanno a che fare con il potere, questioni di potere come quello degli uomini sulle donne e la sottomissione con i rapporti di forza, con il fatto che noi mandiamo loro le bombe e loro ci rimandano kamikaze, con tutte le altre cose che possono essere appunto il petrolio e il potere.

PD: Allora è inevitabile chiedere: quando hai cominciato a scrivere queste leggi? Era una brutta giornata?

JVD: Dunque, c'è una bella frase di Woody Allen che dice "Dio esiste ma prego che abbia una buona giustificazione" e devo dire che io da piccolo sono stato educato con una mentalità cattolica. Mi ci vedo nelle cose che scrivono i bambini, per esempio: "Dio onnipotente, perché non fai nulla per i bambini che soffrono, per i lebbrosi? Perché non hai fatto nulla per suo figlio?" Che è una domanda che viene spontanea ai bambini.
Il nostro Dio è un Dio d'invenzione e divertente e leggendo i testi sacri e le scritture si vede che viene descritto come un Dio geloso, vendicativo, che rade al suolo le città e un Dio che chiede a un padre di uccidere suo figlio. In questo contesto la cosa importante è di cercare di scrivere una bella storia con un bel cattivo e in questo caso era ancora più importante perché il cattivo, Dio, doveva far una tale pressione sulla figlia, una ragazzina di 10 anni, da portarla alla rivolta. Il film parla anche di questo. Parla di una società e del ruolo della donna nella società.

PD: Ma l'invenzione della figlia è tua completamente?

JVD: Be, in realtà non è detto. Nei vangeli apocrifi si trovano un sacco di cose. Sono ben diverse dalla versione definitiva. Diciamo che per esempio che si dice che Maria Maddalena fosse la donna di Gesù e che fosse anche il primo apostolo. Ed è molto più forte la presenza delle donne rispetto a quello che si è fatto e che si è scritto definitivamente trecentosessanta anni dopo a Costantinopoli. E poi mi piace anche avere dei personaggi che siano bambini e spesso i bambini sono dei ribelli, a volte non lo sanno neanche e non sono consapevoli, ma si pongono un sacco di domande. Hanno una visione del mondo diversa, che talvolta ci fa sorridere. Chi ci dice che ne sappiamo più di loro? Quindi mi è piaciuto questo personaggio di una ragazzina ribelle, forse perché non ho figli maschi e quindi so meglio come funzionano le cose con le femmine.

PD: Il dato fondamentale è che per ribellarsi, la ragazzina, la figlia di Dio, entra nella stanza segreta del padre,  hackera completamente il computer di Dio per  sovvertire tutto e per metterlo nei guai manda a tutti gli abitanti della terra un sms con la data della loro morte. Potete immaginare che cosa provoca. Il difficile del film è questo. In tutti e in quasi i tuoi film la morte è un dato fondamentale con cui confrontarsi. La morte, la mortalità. Perché è così importante? Tra l'altro il primo a morire nel film sei tu.

JVD: Allora, anch'io spesso tendo a scordare di non essere immortale. Penso che vivrò fino a duecentocinquanta anni, ma in realtà è importante ricordare questa urgenza di vivere. Penso spesso che sia l'ombra della morte che invece rianima o fa riaffiorare il gusto della vita. Io non sono credente, per questo apprezzo quello che dice Ea, la ragazzina nel film "il nostro paradiso è qui e adesso."
 E' interessante vedere quello che fa lei perché vive sotto un'autorità simbolica che è quella maschile, un'autorità che ritroviamo nella famiglia, nella società, un'autorità fatta di leggi, di timori, di paure e obbedienze. Ea dice basta con le leggi e con le sottomissioni, non bisogna aver paura di nulla, e ci dice anche che la nostra vita non deve per forza essere chiusa in una scatola. Questa scatola si può aprire. Abbiamo la possibilità di vivere tra la gente più improbabile. La mente dell'uomo è strana perché spesso tendiamo noi a imprigionarci in queste scatole. Invece ci sono storie d'amore che possono essere diverse. Io posso essere il mio personaggio e la mia vita può essere la mia sceneggiatura e il paradiso è ora. 
Il fatto che sia io il primo a morire: nel film ci sono molti amici e non volevo che fosse qualcuno di loro a cominciare.

AR: Come hai cambiato il modo di fare il cinema e ritmo, con un budget inferiore al Mr Nobody.

JVD: Devo dire che il mio sogno è quello di fare il cinema come si suona il piano. Mi piacerebbe perché non costa niente e si può improvvisare. Si può ricominciare quando si vuole.
Devo dire che ho fatto quattro film in in ventiquattro anni ma ho lavorato molto.Ho lavorato in continuazione. Alcuni film richiedono più tempo ovviamente, magari sono film più naturalisti e più veloci. Come quando si costruiscono degli edifici,  a volte si può fare una casa in un anno, a volte ci vogliono cinquant'anni per fare una cattedrale, neanche finita.
Per Mr Nobody ci ho messo cinque anni per la scrittura, due anni per il finanziamento e tre anni per farlo. E' forse il mio film preferito perché è il più sperimentale, ma di sicuro è stato anche il più caro. Mi sono reso conto in quel frangente che chi rischia di perdere soldi può diventare abbastanza cattivo. Allora con mia moglie Michèle abbiamo deciso di fare una cosa diversa. Dunque di fare un film effimero, che è stato lo spettacolo  Kiss and cry, uno spettacolo che è un film, Per cui abbiamo fatto un lungometraggio che viene mostrato in scena più di duecentocinquanta volte. La grande sfida di quello spettacolo è che tutte le scenografie dovevano stare sulla grandezza di un tavolo da cucina. La cosa che funziona molto in questo tipo di spettacolo è che più si vede che è falso, più si crede che è vero. C'è questo meccanismo che funziona tanto bene.
Dato che dopo Mr Nobody era difficile trovare finanziamenti, abbiamo fatto le cose povere. Quando si dice campeggio in Spagna, invece di fare fare tutto in esterno,  prendo un po' di sabbia e un ventilatore, si mette un cartello "campeggio in Spagna" , così è fatto. Così, come per Bruxelles in questo film, visto che non si possono fare le riprese dall'alto sulla città, abbiamo fatto una specie di plastico con delle scatole e questo è più utile a livello stilistico, è più utile credo con un budget inferiore.

PD: La trovo di una cattiveria assoluta: il prete che se la prende con Dio è di una sovversione totale. Ne sei cosciente? O ti stavi solo divertendo?

JVD: Con Thomas, mentre scrivevamo la sceneggiatura, ci dicevamo che prima o poi Dio avrebbe dovuto incontrare un rappresentante della Chiesa o un suo rappresentante in Terra. Tra l'altro questo prete è uno bravo che fa l'accoglienza e fa del suo meglio. Inoltre, Dio è straordinariamente sorpreso di vedere tutte le immagini di suo figlio che è più famoso di un divo rock.

domenica 22 novembre 2015

Dio esiste e vive a Bruxelles

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Dio esiste e vive a Bruxelles. Abita in un appartamento con la moglie e la figlia undicenne Ea. Questo Dio si divertente a tormentare la gente per il piacere di farlo, finché sua figlia decide di spedire all'umanità la loro data di morte con tanto di countdown e di scendere sulla terra per cercare sei nuovi apostoli con cui redigere un un nuovo testamento.

Tra le varie incarnazioni cinematografiche di Dio, quello donna in Dogma di Kevin Smith o quello nero in Una settimana da Dio, mancava quello pantofolaio interpretato da Benoit Poelvoorde che attraverso il suo computer si diverte a far soffrire gli uomini. Al primo impatto può sembrare un film blasfemo, ma il regista Jaco Van Dormael  riesce a raccontare con malinconia e sensibilità un'umanità disperata e ci fa addentrare nel loro quotidiano. E questa umanità è rappresentata da questi nuovi sei apostoli, tra cui figura anche una Catherine Deneuve che non riesce più amare suo marito ma finisce per innamorarsi di un gorilla.

Jaco Van Dormael, sei anni dopo Mr Nobody, ci regala il suo quarto capolavoro, anzi la sua quarta poesia visiva. Nella regia la poesia visiva è quel modo di coniugare sapientemente l'immagine con la musica e questo si vede chiaramente nelle scene in cui Ea rivela ai sei apostoli la loro musica interiore.

Tra l'altro, questo regista belga, che qui fa un simpatico cameo, è un regista impegnato nel sociale: in tutti i suoi film (Toto le Heroes - Un eroe di fine millennio, L'ottavo Giorno, Mr Nobody e Dio esiste e vive a Bruxelles) mette sempre un personaggio affetto dalla sindrome di down. Infatti, è molto sensibili alle tematiche dei disabili fisici e mentali e all'infanzia tanto che per un periodo ha fatto il clown.

Dimenticavo di dirvi di non andare via dopo i titoli di coda perché c'è una scena post-crediti geniale e divertente.

Se la mia recensione non ti ha convinto ad andarlo a vedere, ti dico che questo film rappresenterà il Belgio agli Oscar.

lunedì 2 novembre 2015

Festa del Cinema di Roma contro Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

Cosa fa di un festival cinematografico un festival cinematografico? Innanzitutto i film, provenienti da ogni parte del mondo, che vengono proiettati in versione originale. Poi, ci sono gli attori che sfilano sul red carpet. Infatti, un festival cinematografico è un grande momento per lo spettatore medio incontrare il proprio attore e/o regista preferito per chiedergli l'autografo o farsi un selfie insieme a loro. Per non parlare del fatto che si ha l'occasione di vedere il film con il regista e il cast presenti in sala. Questo è essenzialmente un festival cinematografico e nel mondo quelli più importanti sono tre: Berlino, Cannes e Venezia. In Italia quelli più importanti sono la Festa del Cinema di Roma e la Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Ma tra i due chi vince? Ora farò un confronto tra i due e prenderò in esamina le edizioni di quest'anno, anche perché a Venezia ci sono andato quest'anno per la prima volta.

























Il festival del cinema di Venezia è il festival cinematografico più antico nel mondo poiché la prima edizione si è tenuta nel 1932. Mentre invece il festival del cinema di Roma ha compiuto recentemente solo 10 anni. Direi che ha più esperienza Venezia.

Il festival del cinema di Venezia non si tiene propriamente a Venezia, ma al Lido che è una sottile isola che si trova nella laguna di Venezia. Nel periodo della mostra il Lido si trasforma in una vera isola del cinema. Il festival del cinema di Roma invece si tiene all'Auditorium Parco della Musica. Diciamoci la verità, è più suggestivo un'isola che un auditorium.

Gli schermi dell'Auditorium non è che siano il massimo per vedere i film, anche perché l'Auditorium è stato costruito per farci i concerti e poi quest'anno hanno levato la Santa Cecilia che era la sala più grande dell'Auditorium.  Mentre invece con la sala Darsena e la sala Grande di Venezia ti puoi godere a pieno un film.

Per raggiungere il Lido si deve prendere il vaporetto e quelli che portano al Lido sono il 2 e il 20. Agli accreditati viene dato il biglietto per viaggiare sul 2 e questo biglietto vale per solo per il periodo del festival, Per andare da San Zaccaria al Lido ci si mette circa 20 minuti. Per andare invece all'Auditorium si può prendere  la navetta Cinema, autobus, metro o tram  e di solito non si sa mai se arrivi in tempo per la proiezione o per l'incontro. Uno dei tanti fattori è il traffico di Roma, ma a volte succede che l'autista sbaglia strada e non si ferma dove dovrebbe, ossia l'Auditorium. Vaporetto a vita.

Sia il festival di Venezia che quello di Roma hanno le postazioni radiofoniche. A Venezia in una sala dell' Exelcelsior ci sono quelli di Hollywood Party (noto programma radiofonico di Radio Tre sul cinema) che fanno le dirette. All'Auditorium invece ci sono quelli invece di Radio 2 che fanno le dirette dal pomeriggio alla sera. E' molto più figo Hollywood Party.

Per quanto riguarda la carta, il festival di Venezia ha il giornaliero di Ciak dove puoi trovare le sinossi dei film del giorno, le interviste a registi e attori, le classifiche dei film secondo la critica e il pubblico del festival e i tweet cattivi sul festival. Invece il festival di Roma ha solo una rivista settimanale fatta da Mymovies dove si possono trovare le sinossi dei film giorno per giorno. Vince decisamente Ciak anche perché solo lì puoi trovare le recensioni di Stefano Disegni sui film del festival e, se conoscete bene Disegni, sapete che le sue recensioni sono fatte per stroncare i film in modo satirico.

All'Excelsior si possono prendere Martini gratis e anche qualcosa da sgranocchiare. Si può dire quindi che verso le 18 si può fare un aperitivo gratis. All'Auditorium invece hanno messo un erogatore dove puoi prendere l'acqua gratis e si può scegliere tra naturale e frizzante.  Tra l'altro le opzioni sono: bottiglia, bottiglietta e bicchiere. Direi che è una buona cosa per risparmiare soldi e non spendere ogni volta un euro e cinquanta per una bottiglietta d'acqua. Tra acqua e alcool, preferisco alcool. Quindi Martini a vita.

In entrambi i festival bazzicano più o meno le stesse persone. Solitamente queste persone sono giornalisti, come per esempio Emanuele Rauco o Francesco Alò. Senza dimenticare che in entrambi i festival puoi trovare lui, che chiamerò l'Hipster per ovvi motivi, e mi chiedo se sia anche lui un giornalista. Parlando di persone che frequentano i festival, in quello di Roma potete trovare i gemelli. Questi gemelli non vanno mai a vedere un film, ma si limitano a camminare avanti e indietro per l'Auditorium e osservano il flusso della gente. Se in questi dieci anni siete andati al festival del cinema di Roma, sicuramente li avrete visti qualche volta.

Il personale del festival del cinema di Roma non è un grande personale. Sono di un'acidità quando ti dicono di non alzare il badge per prendere meglio il codice a barre e sono inquietanti quando durante la proiezione vagano con i loro visori notturni alla Splinter Cell. Il personale del festival di Venezia invece sono più gentili e non ti rompono le palle se hai un cellulare acceso. Poi del personale di Venezia ho impresso il sorriso che mi faceva l'hostess carina quando uscivo dal bagno della sala Darsena.

Al festival del cinema di Roma, oltre alle proiezioni, puoi assistere agli incontri con attori e registi, ma quest'anno ci sono stati anche incontri con personaggi che non erano legati al mondo del cinema come Renzo Piano e Riccardo Muti. Per assistere agli incontri bisogna subito comprare il biglietto altrimenti si rischia di trovare esaurito, mentre invece gli accreditati si devono mettere in fila almeno un'ora prima, due ore se l'ospite è uno importante. Era interessante il format ideato da Antonio Monda: si intervista l'ospite (talvolta gli ospiti erano due) e si alterna l'intervista con clip dei film che ha diretto o in cui ha recitato. Anche a Venezia ci sono gli incontri con personaggi legati al mondo del cinema nello spazio Cinema nel Giardino sempre al Lido. Questi incontri sono gratuiti e gli ospiti non sono vip internazionali come quelli del festival del cinema di Roma, ma Giuseppe Tornatore si può benissimo considerare international. Questa volta vince decisamente Roma.

Veniamo adesso all'essenza dei festival: i film. A Venezia non trovi mai un buco tra una proiezione e l'altra. Alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia si possono trovare film che possono soddisfare il cinefilo sfrenato da quelli che sono in Concorso a quelli della sezione Orizzonti, senza dimenticare la sezione parallela delle Giornate degli Autori. Tra Orizzonti e le Giornate degli Autori puoi trovare film che, dopo averli visti, dici "ma che cazzo ho visto?" In ogni caso a Venezia trovi il Cinema con la C maiuscola e te lo vedi con il cast presente in sala. Questo vuol dire che puoi farti un selfie con il tuo attore/regista preferito e chiedergli l'autografo. Alla Festa del Cinema trovi film più fruibili al pubblico e solo qui puoi trovare in programma commedie e cinema di genere (ma quanto ha spaccato Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti?) con la sezione parallela Alice in Città per i bambini, ma senza le star e l'unica star internazionale presente in questo festival era Ellen Page. No, Jude Law non lo considero perché era già in questi giorni a Roma a fare il Papa per Sorrentino. Sono scelte di Antonio Monda, ma direi che sono scelte sbagliate visto un bilancio non proprio positivo di questa festival, anzi di questa festa. Come direbbe Arrow, "Antonio Monda, you have failed this festival."

Concludo dicendo che, quando è morto Wes Craven, Alberto Barbera ha deciso di omaggiarlo proiettando al festival il suo capolavoro: Nightmare. Invece il festival del cinema di Roma cosa ha mai fatto durante l'anniversario de Il ritorno al futuro? Si è limitato a massimo a mettere un cartonato della DeLorean sul red carpet. Invece di fare il red carpet con cinquanta youtubers, più i quattro attori (sempre se vogliamo chiamarli attori) di Game Therapy si poteva benissimo fare una proiezione del film di Zemeckis. Grande Giove!

Alla fin fine, in questa battaglia tra i festival abbiamo un vincitore ed è Venezia. Il leone ha prevalso sulla lupa.