
Definire David Lynch solo un regista è troppo semplicistico. Lui è un artista a 360°. Nasce essenzialmente come pittore. Va così a studiare alla Accademia delle Belle Arti della Pennsylvania. Qui realizza il suo primo corto,
Six figures getting sick. Verrà poi ammesso alla American Film Institute.
Con la sovvenzione della sua scuola di cinema riesce a realizzare il suo primo lungometraggio, Eraserhead - La mente che cancella. Questo film è l'unico della sua filmografia che si avvicina di più ai suoi quadri e ai suoi corti. Narra di Henry, un tipografo, che diventa padre ma sua moglie partorisce non un neonato, ma un essere deforme, un mostro. Su come Lynch abbia realizzato il neonato rimane tuttora un mistero perché non ha mai voluto spiegarlo. Pochissimi dialoghi ma si capisce che il film non è altro che una metafora della paura di essere padre. A renderlo ancora più surreale, come appunto i suoi quadri e i suoi corti, è l'uso del bianco e nero, scelta che userà per il suo secondo lungometraggio.
Mel Brooks, dopo aver visto Eraserhead - La mente che cancella, decide di affidare la regia di The Elephant Man a David Lynch che si occuperà anche della sceneggiatura. E' la storia vera di John Merrick, uomo nato deforme nella Londra Vittoriana. Il film, che ci insegna a non essere superficiali e vedere oltre le apparenze, concetto che ritornerà qualche anno più tardi in due opere del regista visionario, consacra Lynch come nuovo grande cineasta.
George Lucas gli propone la regia de Il ritorno dello Jedi, ma lui rifiuta. Tuttavia Lynch finisce lo stesso per fare un film di fantascienza, Dune, tratto dal romanzo di Frank Herber, sotto la produzione di Dino De Laurentis. Il suo peggior film che mi ricorda quasi un sci-fi di serie b. Lynch attribuisce la colpa di questo risultato al fatto che non avesse il final cut ossia l'ultima parola sul montaggio, errore che lui non ripeterà mai più.
Qualche anno più tardi realizza con la stessa casa di produzione, ma stavolta avendo il controllo creativo su tutta la produzione, e con lo stesso attore protagonista, Kyle MacLachlan, Velluto Blu. E' un noir ambientato in una cittadina della provincia americana che ci porta oltre al di là della superficie di questa America idilliaca per portarci in un mondo oscuro. La porta per questo nuovo mondo è un orecchio mozzato. Il passaggio in questo nuovo mondo viene sottolineato da una carrellata in avanti sull'orecchio e verso la fine l'uscità dal mondo oscuro per ritornare al mondo idilliaco di tutti i giorni viene sottolineata da una carrellata all'indietro dall'orecchio.
La stessa tematica di Velluto Blu verrà ripresa in Twin Peaks, serie televisiva creata insieme a Mark Frost. Si può dire che è la madre di tutte le serie moderne perché ha cambiato il modo di fare televisione. Lost, una grandissima serie, è un'erede della serie di Lynche e Frost. Tutta la serie ruotava alla domanda: chi ha ucciso Laura Palmer. Poiché la produzione impose a Lynch di svelare subito l'assassino di Laura Palmer, la serie ebbe un calo di ascolti e venne cancellato alla seconda stagione con un finale clffhanger. Non contento di questa cancellazione realizza Fuoco cammina con me, un prequel delle avventure di Dale Cooper, che però non riesce a raggiungere il successo della serie. Adesso, per via dei twett di Lynch e Frost, si vocifera che ci sarà un terza stagione. Potrei scommettere che lo farà uscire tra due anni visto che Laura Palmer dice a Dale Cooper "Ci vediamo tra 25 anni."
Durante il successo di Twin Peaks realizza poi Cuore selvaggio, un film grottesco e violento. Un road movie che vuole essere un suo personale omaggio a Il mago di Oz. Sebbene sia stato premiato a Cannes con la palma d'oro, Cuore Selvaggio non è uno dei suoi migliori film. Mi ricorda più un film di Tarantino che un film di Lynch.
Esce poi Strade Perdute, primo capitolo di una trilogia onirica. Narra della fuga psicogena di un uomo e viene introdotto il tema del doppio, caratteristica di questa trilogia. La struttura del film si può collegare alla teoria del nastro di Moebius. Si può dire che è un road movie nell'inconscio di un uomo. Infatti, il film inizia e finisce con la stessa inquadratura: un macchina che corre in una strada di notte.
Arriva poi Una storia vera che ha una storia lineare e semplice, il film meno lynchano. E' l'unico film di cui non è occupato della sceneggiatura perchè è stato scritto dalla sua montatrice di fiducia, Mary Sweeney, insieme a John Roach. Come dice il titolo originale, Straight Story, è la storia vera di Alvin Straight, un signore anziano, che viaggia su un tagliaerba per andare a trovare il fratello che ha avuto recentemente un infarto. Sebbene sia lontano dalla sua poetica, è il film più toccante di Lynch dai tempi di The Elephant Man. Il viaggio che fa Alvin non è altro che un suo viaggio interiore. Registicamente, Lynch usa molti campi lunghi per esaltare i paesaggi in cui si trova a viaggiare Alvin e questo viene aiutato molto dalle bellissime musiche di Angelo Badalamenti.
La trilogia onirica continua con Mulholland Drive, il suo capolavoro, scritto e diretto magistralmente. Nasce essenzialmente come un pilota di una serie che poi non si è fatta ma poi ha deciso di trasformarlo in un lungometraggio. In questo thriller psicologico Lynch ti sbatte fin da subito l'indizio per risolvere questo puzzle movie, ma, come direbbe il buon Cutter, noi non vogliamo crederci , vogliamo essere ingannati. Tra l'altro questo concetto ritorna anche nella scena del Club Silencio. Mulholland Drive è un film sulla ricerca della propria identità e si esplora così l'inconscio della protagonista.
Il suo ultimo film è Inland Empire - L'impero della mente è il film più complesso di Lynch. La durata eccessiva non aiuta molto a capire la storia. Anche qui, come nei due precedenti due capitoli della trilogia, viene esplorato il tema del doppio. Un film surreale visto che l'ha girato in digitale e si nota un grande uso di primissimi piani.
Alla fine cos'è il cinema per Lynch? Un quadro in movimento.E' proprio per questo che non ha mai voluto spiegare cosa significassero i suoi film perché vuole che sia lo spettatore a interpretare i suoi film. In fondo, è questo il bello dell'arte e Lynch è un artista.