martedì 30 dicembre 2014

Inception nella serialità televisiva

Il fascino di Inception di Christopher Nolan risiede nel fatto che, parlando di sogni, è un film psicoanalitico. Si esplora così l'inconscio di Cobb dove troviamo il senso di colpa che lo tormenta, nel vero senso della parola. Quando viaggia nei sogni trova sempre la proiezione della moglie defunta e il desiderio di ricongiungersi con i suoi due bambini. Un altro concetto espresso da Inception è che spesso non si è consapevoli di essere in un sogno, come sottolinea lo stesso Cobb "I sogni sembrano reali fino a quando ci siamo dentro...Solo quando ci svegliamo ci rendiamo conto che c'era qualcosa di strano." E' probabilmente per questo motivo che alla fine Cobb non vede nemmeno se la trottola cade o no, preferisce stare con i figli, che siano reali o no. Proprio per la sua struttura e la sua tematica, Inception è stato omaggiato in varie serie televisive. Vediamo quali.





La prima serie televisiva di cui andremo a parlare è addirittura antecedente al film di Nolan. Infatti, Il prigioniero è del 1967 ed è la serie preferita da Nolan. In questa serie troviamo un ex agente dei servizi segreti britannici, interpretato da Patrick McGoohan (creatore della serie), viene fatto prigioniero in posto chiamato il Villaggio. Il prigioniero, conosciuto solo come Numero 6, non se ne può andare finché non rivela al Numero 2 il motivo per cui si era dimesso dai servizi segreti. Nell'episodio Dormire, forse sognare (A. B. and C.) il Numero 2, con l'aiuto del Numero 14, decide di ricorrere alla manipolazione dei sogni per scoprire il segreto del Numero 6, e interagisce perfino con il prigioniero nel suo sogno. Suona familiare? Ah, dimenticavo, nel pilot compare un personaggio che si chiama Cobb.



Nell'episodio E alla fine arriva mamma (How i wet your mother) de I Simpson Homer vuole scoprire per quale motivo urina a letto. Grazie a un macchinario inventato dal professor Frink, i Simpson viaggiano nei sogni di Homer per scoprirne il motivo. Come nel film Inception, si addentrano nei vari livelli del sogno fino ad arrivare nel limbo. L'urina è solo un macguffin, mentre invece l'episodio si concentra  di più sul rapporto con il padre e la madre defunta. C'è perfino una scena di combattimento in aria tra il professor Frink e il commissario Winchester, che ricalca la scena di combattimento di Arthur senza la gravità nel film. Ovviamente, l'episodio finisce con una trottola che gira e cade, sfortunatamente per Homer e Marge che vanno in giro nudi su una bicicletta, pensando che fosse un sogno.



Matt Groening ama così Inception che lo omaggia per la seconda volta con Futurama. Nell'episodio Gioco di toni (Games of tones), un'astronave si avvicina sempre di più alla terra, inviando dei suoni strani. Fry si ricorda di aver sentito questo motivetto nel giorno in cui è stato ibernato ma non ha nessun ricordo della provenienza di questi suoni. Per risolvere questo mistero Fry, attraverso i sogni, rivive quel giorno e tutti gli altri vedono il suo sogno attraverso uno schermo, proprio come ne Il prigioniero.
In questo sogno Fry si allontana dal suo obiettivo principale per stare con sua famiglia. Allora, tutti gli altri, compreso il presidente Nixon, entrano nel suo sogno per spronarlo a scoprire la causa di questo motivetto per salvare la terra. Alla fine dell'episodio Fry incontra nei sogni la madre ma non è un suo sogno, ma il sogno della madre che ha lo ha sempre sognato dopo la sua scomparsa, Il sogno condiviso avviene grazie a Mordicchio che premia Fry per aver risolto il mistero del motivetto. Confesso che mi sono emozionato un po' alla fine di questo episodio.





Lo special natalizio di Black Mirror è un vero capolavoro. In White Christmas due uomini vivono insieme in una casetta da cinque anni e li ritroviamo nel giorno di Natale. Uno dei due è chiuso, ma allora l'altro, quello più aperto, interpretato da Jon Hamm, conosciuto per Mad Men,  inizia a parlare e a raccontare due storie; la prima serve a spiegare il motivo per cui lui si trova qui e la seconda a spiegare la natura del suo lavoro. Allora, quello più taciturno comincia a parlare e inizia a raccontare la sua storia.
Così nell'episodio abbiamo tre storie, quattro se contiamo anche la storia di cornice. Ma, alla fine si scopre che l'intero episodio è un interrogatorio. E' un interrogatorio particolare perché la casetta non esiste e l'uomo che confessa è in realtà una proiezione del vero colpevole che nella realtà non ha mai confessato. In questo modo, attraverso una realtà virtuale e il Cookie, cioè la copia virtuale di una persona reale, si arriva nell'inconscio di una persona a trovare il suo senso di colpa, come avveniva in Inception. Tra l'altro, il Cookie crede di essere reale e qui si parla dell'ambiguità del espresso da Nolan. Aggiungiamo il fatto che  Hamm che entra in questa casetta virtuale per interagire con il Cookie ed è lo stesso concetto del sogno condiviso, espresso in Inception. Infine nell'episodio c'è la questione del tempo: nella casetta sono passati cinque anni, mentre nella realtà sono passati effettivamente solo settanta minuti, proprio come il tempo relativo nel film di Nolan.
L'episodio in sé è davvero interessante e molto cinico: mostra l'invasione dei social media nella vita di tutti i giorni. Brooker è un genio.




Una settimana dopo dallo special natalizio di Black Mirror, nel giorno di Natale esce anche quello di Doctor Who dal titolo Last Christmas. Il Dottore e Clara si ritrovano in una base al polo Nord per aiutare degli scienziati contro la minaccia dei Granchi del Sogno che uccidono le persone attraverso i sogni. Mentre risucchiano la linfa vitale della vittima, quest'ultima sogna ciò che desidera. Infatti, Clara sogna il suo amato Pink che aveva perduto. Ma, anche qui i sogni sembrano reali e c'è inoltre il concetto del sogno dentro un altro sogno.
Così, l'aiuto per gli scienziati è solo un macguffin, mentre invece Moffat si focalizza sul desiderio non appagato dei due protagonisti: ritornare dall'altro. Oltre a Inception, viene preso qualcosa anche da Alien visto che questi Granchi del Sogno assomigliano palesemente ai facehugger del film di Ridley Scott e questo viene detto esplicitamente anche da uno degli scienziati. Per l'ambientazione aggiungerei anche La Cosa e anche questo viene sottolineato verso la fine. Inoltre il finale dell'episodio ricalca quello di Inception: se l'inquadratura finale del film di Nolan mostrava una trottola che gira, l'inquadratura finale di questo episodio mostra un mandarino che funge da totem.





La grandezza di Inception risiede nel fatto che anche le serie televisive prendono in prestito le tematiche e la struttura del film di Nolan per regalarci grandi episodi.

venerdì 21 novembre 2014

Interstellar

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 Tutto il film si può riassumere con questa frase: "L'amore è l'unica cosa che trascende il tempo e lo spazio." Si, Nolan usando la fantascienza vuole parlare dell'amore. Cooper, interpretato da un bravissimo Matthew McConaughey, decide di partire per lo spazio, non per salvare l'umanità, ma per salvare la figlia Murph. E' l'amore che ci salverà tutti ed è questo sentimento ci rende umani. Dante direbbe che è "l'amor che move il sole e le altre stelle". Una citazione mai così azzeccata visto che parliamo di un film ambientato nello spazio.

L'ultimo film di Christopher Nolan è un omaggio alla fantascienza pura, anche se in alcune scene c'è una regia da thriller, aiutata dalle musiche di Hans Zimmer. Interstellar è il 2001: Odissea nello spazio moderno. Mentre invece il paragone con Gravity non ce lo vedo proprio. Il film di Cuaron non ha una vera sceneggiatura ed è girato tutto al computer, l'esatto contrario del film di Nolan. Non arriva ai livelli di Memento, The Prestige e Il cavaliere oscuro, ma è un vero capolavoro della fantascienza moderna. 

Il film è stato molto criticato per l'inesattezze scientifiche. Io mi chiedo: siamo tutti diventati all'improvviso tutti scienziati e astrofisici? Nolan ha avuto pure la consulenza di un grande scienziato come Kip Thorne che è stato anche il produttore esecutivo del film. Criticare il film vuol dire criticare Thorne. Ricordiamo che è il film è fantascienza, non un documentario. Le teorie scientifiche non sono il fulcro della storia, ma l'emozione che si prova per via della storia e degli attori come Matthew McConaughey, Jessica Chastain e Mackenzie Foy. Proprio per l'emotività sembra un film spielberghiano e infatti il fratello Jonathan l'aveva scritto per il regista americano, ma poi Christopher l'ha adattato alle sue corde. 

Sebbene il film sia lineare, non una narrazione complessa come Memento e The Prestige, è presente la tematica del tempo. A simboleggiare questo tema è l'orologio che regala Cooper alla figlia Murph prima di partire e troverà il suo culmine nel climax del film.

Non andartene docile in quella buona notte,
I vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno;
Infuria, infuria, contro il morire della luce.


venerdì 31 ottobre 2014

Il cavaliere oscuro - Il ritorno


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Se con Batman Begins si era esplorato il tema della paura e con Il cavaliere oscuro (The Dark Knight) il tema del caos, con Il cavaliere oscuro - Il ritorno (The Dark Knight Rises) si esplora il tema del dolore. Infatti il villain associato alla tematica del film è Bane, il cui nome ricorda pain che in inglese significa appunto dolore e indossa una maschera per lenire il proprio dolore. Bane è una grande sfida per Bruce e gli procurerà tanto dolore, sia fisico che psicologico.
Siccome nel film Bane, interpretato da un bravissimo Tom Hardy, è la più grande minaccia che Bruce abbia mai affrontato, anche il film si ingigantisce cioè tre quarti della pellicola sono stati girati in Imax, un formato capace di mostrare un'immagine più grande e con una migliore risoluzione rispetto alla proiezioni convenzionali. Ingigantendo il film però Nolan si cura poco della sceneggiatura. Non si parla di buchi di sceneggiatura, ma di una sceneggiatura che non funziona proprio in certi punti. Per esempio, il vice-commissario Peter Foley, interpretato da Matthew Modine, è un personaggio inutile ai fini della narrazione. Il finale ambientato a Firenze si poteva evitare. Nonostante questi difetti, ci sono ben due scene grandiose, quella iniziale, il teaser dove si introduce il personaggio di Bane, e quella ambientata nel pozzo dove si avverte un forte simbolismo. Uscire dal pozzo significa uscire dal proprio dolore. Si ricollega così a Batman Begins dove Bruce per superare le proprie paura entrava nella caverna piena di pipistrelli. Ritorna anche il fatto che Batman è solo un simbolo perché chiunque può essere un eroe, anche un uomo che fa una cosa semplice e rassicurante come mettere un cappotto sulle spalle di un bambino, per fargli capire che il mondo non è finito.

venerdì 24 ottobre 2014

Inception

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Ogni storia del cinema ha un suo viaggio, come ci insegna Christopher Vogler. Cobb, il protagonista di Inception, viaggia e spera alla fine di questo tragitto di ritornare dai suoi figli. Il viaggio che compie Cobb è particolare perché si svolge in due livelli. Il primo è quello proprio fisico dove lui è in aereo con il suo team, il cliente (Saito) e la vittima (Fischer). Il secondo è quello inconscio perché viaggia nel sogno di Fischer per inculcargli un'idea, ma per arrivare al suo subconscio deve attraversare vari livelli e ad ostacolarlo ci sarà Mal. Non è una vera cattiva, ma è la defunta moglie di Cobb, che appare nei suoi sogni che rappresenta il suo senso di colpa. Così appare evidente che il vero viaggio che compie Cobb non è altro che un viaggio per affrontare il suo conflitto, la morte di Mal, e solo dopo aver risolto questo conflitto potrà ritornare dai suoi figli.
Alla fine Cobb è una metafora del regista, in questo caso Christopher Nolan. Come il ladro di idee, ha un suo team, Wally Pfister (premiato con un oscar alla fotografia per Inception) e Hans Zimmer, e manipola i sogni. In fondo, il cinema è un sogno e il regista arriva a realizzarlo manipolandolo, cioè dirigendo gli attori e scegliendo i punti macchina giusti. E' un' abile manipolazione la sua visto che usa poca CGI cioè l'assenza di gravita che vediamo in una scena l'hanno realizzata attraverso un set che ruota. Il regista, anzi l'estrattore, realizza così un ottimo thriller psicologico, una via di mezzo tra un film d'autore e un blockbuster, un sogno,che per Freud sarebbe un desiderio non appagato. Il desiderio di Cobb è ritornare dai suoi figli.  Visto in questo modo,  il sogno in cui si vede in tutto il film non è quello di Fischer, ma quello di Cobb. Quello che vediamo verso la fine non ci è dato sapere se è un sogno o realtà, ma ciò che conta è che Cobb ha appagato il suo desiderio. Questo è quello che succede a noi quando vediamo un film: appaghiamo i nostri desideri. Il cinema è un grande sogno condiviso. 

venerdì 17 ottobre 2014

Il cavaliere oscuro

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La prima scena, anzi la prima sequenza, girata peraltro in formato Imax, ci fa capire fin da subito che tipo di film sarà Il cavaliere oscuro. Non un semplice film sui superoi,  ma un noir. In questo teaser vediamo dei rapinatori, con indosso delle maschere da clown, che rapinano una banca, ma iniziano a uccidersi tra di loro, senza un apparente motivo. Viene introdotto così il tema principale di tutto il film: il caos. Se in Batman Begins la tematica della paura era associata al villain Spaventapasseri, qui la tematica del caos è associata a Joker. Certi uomini vogliono solo veder bruciare il mondo, dice Alfred a Bruce riferendosi Joker. Lo scopo di Joker non sono i soldi, tanto che i soldi che ha rubato li brucia, ma creare il caos a Gotham, la vera protagonista del film, caratteristica dei noir. Joker vuole tirare fuori il lato negativo dei cittadini di Gotham: cosa farebbero pur di salvarsi? Scena emblematica è infatti quella dei due traghetti, ispirandosi al dilemma del prigioniero, che è un vero trattato di sociologia. Così, il film è una metafora dell'uomo che ha due facce, un lato buono e un lato cattivo. Infatti, un personaggio che meglio rappresenta questo concetto di dualità è Harvey Dent, noto come Duefacce. Le circostanze portano un onesto procuratore a diventare uno spietato assassino. La stessa cosa succede a Batman che comincia a essere un personaggio più dark e infatti nel titolo non c'è la parola Batman come nei precedenti film, ma The Dark Knight, Il cavaliere oscuro.  
Nella scena dell'interrogatorio tra Batman e Joker si possono vedere ben due scavalcamenti di campo accompagnati da carrellate. Si avverte un forte squilibro, appunto il caos,  ma si vuole anche mettere sullo stesso livello i due personaggi. Questa è la regia di Christopher Nolan che ci regala un capolavoro dove si nota una grande interpretazione di Heath Ledger, premiato con un oscar postumo.

lunedì 13 ottobre 2014

Una sola trama: Chi sono io?

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 L'altro giorno ho visto Amazing Spiderman, per intenderci quello di Marc Webb e con Andrew Garfield nel ruolo di Peter Parker/Spiderman. Non mi metterò a discutere sulla qualità del film, visto che rimango fedele allo Spiderman di Sam Raimi, ma voglio prendere in esame la scena finale. Miss Ritter, l'insegnante di letteratura di Peter, dice ai suoi studenti una cosa che fa davvero riflettere sulle storie che leggiamo o  vediamo.

I had a professor once who liked to tell his students that were only 10 different plots in all of fiction. Well, I'm here to tell you he was wrong. There is only one: "Who am I?"

Una volta avevo un professore che amava dire agli studenti che esistono solo 10 trame diverse in tutta la narrativa. Be, io sono qui per dirvi che si sbagliava. C'è ne soltanto una: "Chi sono io?"

Secondo un articolo del Sunday Morning Herald, il professore di Miss Ritter potrebbe essere  Philip Pullman, autore della famosa trilogia fantasy Queste oscure materie, poiché è colui che ha formulato questa teoria delle 10 trame diverse in tutta la narrativa: 1 Cenerentola (la figura oppressa rivela una forza nascosta); 2 Cappuccetto Rosso (la seduzione dell'innocenza); 3 La bella e la bestia (la trasformazione del mostro); 4 Romeo e Giulietta (il ragazzo incontra/perde la ragzza); 5 Tristano e Isotta (il triangolo amoroso); 6 Shane (l'incorrutibile salvatore che potrebbe essere etichettato come Jack Reacher o John McLane, poiché nessuno sotto i 30 anni ha visto Shane);  7 Psyco (l'orrore nel buio); 8 Orfeo ed Euridice (il tesoro perduto e non riguadagnato abbastanza); 9 Achille (la debolezza fatale); 10 Faust (il condannato affare). Maggiori approfondimenti nel suddetto articolo.

Prendiamo adesso l'ultima parte dell'affermazione di Miss Ritter. C'è ne soltanto una: "Chi sono io?" Questa solo trama è riconducibile probabilmente al monomito di Joseph Campbell, conosciuto anche come L'eroe dai mille volti, a cui si rifà poi Christopher Vogler per Il viaggio dell'eroe, libro che dovrebbe conoscere chiunque voglia diventare uno sceneggiatore.  Campbell, per questo monomito, che si ritrova in tutte le storie che leggiamo o vediamo, si era rifatto alle teorie di Jung sugli archetipi. Si può dire quindi che tutte le storie ci psicanalizzano.
   
La comprensione può essere di natura più profonda. Dopo essere scampati alla morte, qualche volta gli Eroi possono maturare una maggiore consapevolezza di sè. Vedono chi sono, il posto che occupano nell'ingranaggio, le volte in cui sono stati sciocchi od ostinati. Cade la benda che avevano sugli occhi e l'illusione della loro vita lascia il posto alla lucidità e alla verità. Forse non durerà a lungo, ma per un po' gli Eroi vedono sé stessi nitidamente.

In diversi film di generi diversi, come La migliore offerta, Spiderman Mulholland Drive, Into The Wild, Batman Begins, Strade Perdute, Una pura formalità, Memento, L'uomo senza sonno, Il signore degli anelli, Gli Spietati, Il re leone, Gran Torino, Shutter Island, ritroviamo questa consapevolezza di sé. La ritroviamo anche in serie televisive come Lost. I naufraghi, attraverso l'isola, arrivano a scoprire loro stessi. In Person of interest invece è diverso: non è l'eroe a scoprire chi è lui veramente, ma è la persona d'interesse dell'episodio.

Il lettore o lo spettatore troverà sempre nelle sue storie la risposta a questa domanda: chi sono io?


venerdì 10 ottobre 2014

The Prestige


Image and video hosting by TinyPicOsserva attentamente. Ci dice una voce fuoricampo nella prima inquadratura dove vediamo parecchi cilindri per terra. In questo modo Nolan ci deve di osservare attentamente il film che non è altro che un gioco di prestigio e infatti il film si chiama The Prestige. Chi ha osservato bene, può già capire qual è il trucco di questo numero di magia del film.  A sottolineare ancora che il film è un numero di magia è il monologo di Cutter, mentore dei due prestigiatori rivali, Angier e Borden. Ogni numero di magia è composto da 3 parti o atti. La prima parte è chiamata “La promessa”. L’illusionista vi mostra qualcosa di ordinario: un mazzo di carte, un uccellino, o un uomo. Vi mostra questo oggetto. Magari vi chiede  di ispezionarlo, di controllare se sia davvero reale, sia inalterato, normale. Ma ovviamente…è probabile che non lo sia.  Il secondo atto è chiamato “La svolta”. L’illusionista prende qualcosa di ordinario e lo trasforma in qualcosa di straordinario. Ma ancora non applaudite. Perché far sparire qualcosa non è sufficiente; bisogna farlo riapparire. Ora voi state cercando il segreto…ma non lo troverete, perché in realtà non state davvero guardando. Voi non volete saperlo. Voi volete essere ingannati. Per questo ogni numero di magia ha un terzo atto, la parte più ardua, la parte che chiamiamo “Il prestigio”. Questi tre atti corrispondono ai classici tre atti di una sceneggiatura e quindi un film. A un certo punto ci viene detto esplicitamente il trucco di questo  numero di magia, ma, noi non vogliamo crederci, perché, come dice Cutter, noi vogliamo essere ingannati. Cos’è un film se non un numero di magia. Alla fine noi siamo consapevoli che il cinema è un’illusione ma vogliamo essere ingannati per emozionarci mentre guardiamo un film.  Concetto che viene ribadito verso la fine da Angier. Il pubblico conosce la verità. Il mondo è semplice, miserabile, solito o del tutto reale. Ma se riuscivi a ingannarli anche per un secondo, allora potevi sorprenderli. Allora riuscivi a vedere qualcosa di molto speciale. Davvero non lo sai? Era quello sguardo sui loro volti.
Basandosi sull’omonimo romanzo di Christopher Priest , il regista Christopher Nolan scrive la sceneggiatura  insieme al fratello Jonathan e mette in scena questo numero di magia dove si assiste alla sfida all’ultimo sangue tra due prestigiatori, Angier (Hugh Jackman) e Borden (Christian Bale), nella Londra vittoriana. Questa ossessione di prevalere sull’altro mette alla dura prova i due prestigiatori. e comporta per loro dei duri sacrifici E’ una sfida narrata non linearmente, ma come Memento, questo tipo di intreccio è giustificato dal fatto che entrambi i prestigiatori leggono il diario dell’altro.
Nolan, grande regista, anzi grande prestigiatore ci regala questo capolavoro e ci insegna come dovrebbe essere un film: un numero di magia capace di stupire ed emozionare lo spettatore.


domenica 5 ottobre 2014

David Lynch

Image and video hosting by TinyPic Definire David Lynch solo un regista è troppo semplicistico. Lui è un artista a 360°. Nasce essenzialmente come pittore. Va così a studiare alla Accademia delle Belle Arti della Pennsylvania. Qui realizza il suo primo corto, Six figures getting sick. Verrà poi ammesso alla American Film Institute.  
Con la sovvenzione della sua scuola di cinema riesce a realizzare il suo primo lungometraggio, Eraserhead - La mente che cancella. Questo film è l'unico della sua filmografia che si avvicina di più ai suoi quadri e ai suoi corti. Narra di Henry, un tipografo, che diventa padre ma sua moglie partorisce non un neonato, ma un essere deforme, un mostro. Su come Lynch abbia realizzato il neonato rimane tuttora un mistero perché non ha mai voluto spiegarlo. Pochissimi dialoghi ma si capisce che il film non è altro che una metafora della paura di essere padre. A renderlo ancora più surreale, come appunto i suoi quadri e i suoi corti, è l'uso del bianco e nero, scelta che userà per il suo secondo lungometraggio.
Mel Brooks, dopo aver visto Eraserhead - La mente che cancella, decide di affidare la regia di  The Elephant Man a David Lynch che si occuperà anche della sceneggiatura. E' la storia vera di John Merrick, uomo nato deforme nella Londra Vittoriana. Il film, che ci insegna a non essere superficiali e vedere oltre le apparenze, concetto che ritornerà qualche anno più tardi in due opere del regista visionario, consacra Lynch come nuovo grande cineasta. 
George Lucas gli propone la regia de Il ritorno dello Jedi, ma lui rifiuta. Tuttavia Lynch finisce lo stesso per fare un film di fantascienza, Dune, tratto dal romanzo di Frank Herber, sotto la produzione di Dino De Laurentis. Il suo peggior film che mi ricorda quasi un sci-fi di serie b. Lynch attribuisce la colpa di questo risultato al fatto che non avesse il final cut ossia l'ultima parola sul montaggio, errore che lui non ripeterà mai più.
Qualche anno più tardi realizza con la stessa casa di produzione, ma stavolta avendo il controllo creativo su tutta la produzione, e con lo stesso attore protagonista, Kyle MacLachlan, Velluto Blu.  E' un noir ambientato in una cittadina della provincia americana che ci porta oltre al di là della superficie di questa America idilliaca per portarci in un mondo oscuro. La porta per questo nuovo mondo è un orecchio mozzato. Il passaggio in questo nuovo mondo viene sottolineato da una carrellata in avanti sull'orecchio e verso la fine l'uscità dal mondo oscuro per ritornare al mondo idilliaco di tutti i giorni viene sottolineata da una carrellata all'indietro dall'orecchio.
La stessa tematica di Velluto Blu verrà ripresa in Twin Peaks, serie televisiva creata insieme a Mark Frost. Si può dire che è la madre di tutte le serie moderne perché ha cambiato il modo di fare televisione. Lost, una grandissima serie, è un'erede della serie di Lynche e Frost. Tutta la serie ruotava alla domanda: chi ha ucciso Laura Palmer. Poiché la produzione impose a Lynch di svelare subito l'assassino di Laura Palmer, la serie ebbe un calo di ascolti e venne cancellato alla seconda stagione con un finale clffhanger. Non contento di questa cancellazione realizza Fuoco cammina con me, un prequel delle avventure di Dale Cooper, che però non riesce a raggiungere il successo della serie.  Adesso, per via dei twett di Lynch e Frost, si vocifera che ci sarà un terza stagione. Potrei scommettere che lo farà uscire tra due anni visto che Laura Palmer dice a Dale Cooper "Ci vediamo tra 25 anni."
Durante il successo di Twin Peaks realizza poi Cuore selvaggio, un film grottesco e violento. Un road movie che vuole essere un suo personale omaggio a Il mago di Oz. Sebbene sia stato premiato a Cannes con la palma d'oro, Cuore Selvaggio non è uno dei suoi migliori film. Mi ricorda più un film di Tarantino che un film di Lynch.
Esce poi Strade Perdute, primo capitolo di una trilogia onirica. Narra della fuga psicogena di un uomo e viene introdotto il tema del doppio, caratteristica di questa trilogia. La struttura del film si può collegare alla teoria del nastro di Moebius.  Si può dire che è un road movie nell'inconscio di un uomo. Infatti, il film inizia e finisce con la stessa inquadratura: un macchina che corre in una strada di notte.
Arriva poi Una storia vera che ha una storia lineare e semplice, il film meno lynchano.  E' l'unico film di cui non è occupato della sceneggiatura perchè è stato scritto dalla sua montatrice di fiducia, Mary Sweeney, insieme a John Roach. Come dice il titolo originale, Straight Story, è la storia vera di Alvin Straight, un signore anziano, che viaggia su un tagliaerba per andare a trovare il fratello che ha avuto recentemente un infarto. Sebbene sia lontano dalla sua poetica,  è  il film più toccante di Lynch dai tempi di The Elephant Man. Il viaggio che fa Alvin non è altro che un suo viaggio interiore. Registicamente, Lynch usa molti campi lunghi per esaltare i paesaggi in cui si trova a viaggiare Alvin e questo viene aiutato molto dalle bellissime musiche di Angelo Badalamenti.
La trilogia onirica continua con Mulholland Drive, il suo capolavoro, scritto e diretto magistralmente. Nasce essenzialmente come un pilota di una serie che poi non si è fatta ma poi ha deciso di trasformarlo in un lungometraggio. In questo thriller psicologico Lynch ti sbatte fin da subito l'indizio per risolvere questo puzzle movie, ma, come direbbe il buon Cutter, noi non vogliamo crederci , vogliamo essere ingannati. Tra l'altro questo concetto ritorna anche nella scena del Club Silencio. Mulholland Drive è un film sulla ricerca della propria identità e si esplora così l'inconscio della protagonista.
Il suo ultimo film è Inland Empire - L'impero della mente è il film più complesso di Lynch.  La durata eccessiva non aiuta molto a capire la storia. Anche qui, come nei due precedenti due capitoli della trilogia, viene esplorato il tema del doppio. Un film surreale visto che l'ha girato in digitale e si nota un grande uso di primissimi piani.
Alla fine cos'è il cinema per Lynch? Un quadro in movimento.E' proprio per questo che non ha mai voluto spiegare cosa significassero i suoi film perché vuole che sia lo spettatore a interpretare i suoi film. In fondo, è questo il bello dell'arte e Lynch è un artista.

venerdì 3 ottobre 2014

Batman Begins

Il tema principale del film è la paura.  Quando Ducard chiede a Bruce di cosa ha paura, il miliardario pensa all’omicidio dei suoi genitori.  Bruce, per sconfiggere la paura, decide di diventare paura e assume così come simbolo un pipistrello perché, come dice lui stesso,  se lui ha paura dei pipistrelli, anche i suoi avversari dovranno temerli.  Non a caso Nolan mette nel film un villain tematico,  lo Spaventapasseri che ha l’abilità di instillare le paure nelle persone.   Inoltre, Bruce capisce dal boss mafioso,  Carmine Falcone, che l’arma più potente è la paura. Attraverso questo tema Christopher Nolan narra le origini di Batman e lo fa con questo reboot, Batman Begins, il primo capitolo di una trilogia che vuole raccontare le origini di questo supereroe in un contesto realistico, a differenza del Batman di Tim Burton. Infatti, in tutta la trilogia ne’ lui ne’ i suoi avversari  hanno superpoteri. L’intero film è un viaggio drammaturgico di un uomo che alla fine diventa qualcun altro e sembra quasi che Nolan e Goyer per scrivere il film, oltre a prendere qualcosa dai fumetti come Anno Uno di Frank Miller, hanno preso molto da Il viaggio dell'eroe di Chris Vogler, libro che chiunque voglia scrivere sceneggiature dovrebbe conoscere. C’è molta introspezione e non  sembra neanche un film tratto dai fumetti visto che Batman compare circa un’ora dopo dall’inizio del film. Batman Begins  non narra semplicemente le origini di un eroe, ma soprattutto narra la storia di un uomo che deve sconfiggere le sue paure.  Questo concetto è molto simboleggiata dalla scena dove Bruce viene circondato dai pipistrelli nella caverna, aiutata dall’ottima fotografia di Wally Pfister e dalle musiche di Hans Zimmer. Tecnicamente, Il cavaliere oscuro  (The Dark Knight) è il capitolo migliore di tutta la trilogia, ma Batman Begins mi ha lasciato emotivamente qualcosa in più rispetto ai due sequel.  Sarà perché questo film mi insegna a superare la paura delle avversità. Perché cadiamo, signore? Per imparare a rimetterci in piedi

venerdì 26 settembre 2014

Insomnia

Image and video hosting by TinyPic Il detective Dormer va in Alaska per indagare su un omicidio di una giovane ragazza. Qui si ritroverà a fare i conti con il Sole di Mezzanotte cioè il sole non tramonta mai e, a causa di questo, Dormer non riesce a dormire. In realtà il vero motivo della sua insonnia è un altro e fa parte del suo passato.
Da questa premessa Nolan dirige Insomnia, remake omonimo di un film norvegese,  ed è l'unico film in cui non si è occupato della sceneggiatura. E' un thriller psicologico dove l'indagine sull'omicidio della ragazza è solo un macguffin poiché ciò che assistiamo è l'indagine sulla psiche del detective Dormer e sul perché non riesce a dormire. Il confronto con l'assassino della ragazza gli fa tirare i suoi demoni interiori e capisce di non essere poi così diverso dall'uomo a cui sta dando la caccia.  Non esistono buoni e cattivi, ma chiunque può compiere un delitto poiché il male fa parte dell'uomo.  Ci viene mostrato così  un pessimismo che verso la fine sparisce (il finale mi ha ricordato quello del capolavoro che si chiama L'uomo senza sonno, che trattava temi simili), diversamente dall'originale che lo manteneva e non c'era speranza di salvezza per il detective interpretato da Stellan Skarsgård.
Nolan sforna un film che è lontano dalla sua poetica, ma riesce a esprimere bene l'angoscia che si sente per tutto il film. Riesce a dirigere bene tre oscar, il bravissimo Al Pacino, Robin Williams calato nel ruolo ben riuscito di un cattivo e per finire Hilary Swank. Un film minore insieme a Following, ma a differenza del suo esordio qui c'è una vera regia.

venerdì 19 settembre 2014

Memento

Image and video hosting by TinyPicNella prima scena assistiamo a un omicidio. L'assassino, dopo aver ucciso la sua vittima con un colpo di pistola, immortala questo momento con una polaroid. Nolan ci mostra tutta questa scena al reverse perché ci vuole introdurre al tipo di narrazione che stiamo per assistere: tutte le sequenze del film, a parte quelle in bianco e nero, sono montate a ritroso. In questo modo la scena iniziale è in realtà la scena finale. Una narrazione non lineare che non è semplice esercizio di stile che potremmo vedere in un altro qualsiasi film. No, Nolan fa questa scelta perché vuole farci mettere nella stessa condizione di Leonard Shelby, un detective delle assicurazioni che non riesce a ricordare e ha un solo scopo nella vita: vendicare la moglie morta. Così, Leonard è un uomo senza ricordi. Per ricordare usa degli espedienti. Fa continuamente foto istantanee con la sua polaroid. Sono ricordi fittizi perché possono essere manipolati. I ricordi possono essere distorti, sono la nosta interpretazione, non la realtà, come afferma lo stesso Leonard. I tatuaggi sono un'altra maniera che lui usa per ricordare e si è tatuato anche il nome dell'assassino di sua moglie, John G. Questi tatuaggi non sono altro che un modo per rimettere nel proprio corpo ricordi che ha perduto e che continua a perdere. Sono i ricordi ciò che definisce un uomo. Non avere più ricordi crea una scissione nell'io di Leonard, sebbene l'unico ricordo che vorrebbe dimenticare è quello della moglie morta. Non riesco a ricordarmi di dimenticarti. Per capire il senso delle azioni di quest'uomo lo spettatore deve ricostruire il puzzle dei ricordi di Leonard e infatti Memento è il puzzle film per antonamasia. Christopher Nolan, basandosi su un racconto scritto dal fratello Jonathan (che lo potete leggere in italiano qui, tradotto e pubblicato dallo staff di Christopher Nolan Italia) scrive e dirige un thriller psicologico che assume quasi la connotazione di una tragedia greca.

venerdì 12 settembre 2014

Following

Visto che a novembre esce Interstellar, il nuovo film di Christopher Nolan, ogni settimana parlerò di un suo film per esaminare la filmografia di questo geniale regista. Cominciamo con il suo film d'esordio.

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Nolan è sempre stato bravo a fare nei suoi film. Per i neofiti un teaser non è altro che una scena iniziale del film che vuole accattivare lo spettatore fin dall'inizio. Il teaser di Following ci mostra delle mani che indossano dei guanti e che stanno rubando degli oggetti. Nolan in questo modo ci sta introducendo il tema dei furti e l'intero film ci parla di un furto particolare che coinvolgerà il protagonista.

La storia riprende tutti gli elementi del noir, genere che Nolan ha sempre amato. C'è uno scrittore che non riesce a scrivere e per trovare l'ispirazione inizia a pedinare la gente finché non si imbatte in un ladro, Cobb, che lo inizierà ai furti. Le cose prenderanno una brutta piega quando lo scrittore si innamora di una delle sue vittime. Il film è un omaggio al noir e infatti è stato girato in bianco e nero.

La storia in sé non è originale (mi ha ricordato vagamente Viale del tramonto, film che Nolan adora), ma è originale il modo in cui viene raccontata la storia. C'è qui una narrazione non lineare. Si va avanti e indietro nella storia continuamente. Questo tipo di intreccio, tipico della sua poetica, anticipa Memento

Following è un suo film minore, ma è un buon esordio considerando che è un film low budget. Nolan ha girato il film con i suoi amici e ha pure coinvolto nella lavorazione i suoi familiari, il fratello Jonathan era qui in veste di macchinista e suo zio John interpretava un poliziotto. Si può dire così che il film è quasi un prodotto amatoriale, ma che ha avuto un'ottima idea. Qui Nolan è ancora un filmmaker, ma acquisterà il titolo di regista con il suo secondo film, Memento.

mercoledì 27 agosto 2014

Le meraviglie di Alice Rohrwacher

Questa pellicola ha vinto un premio a Cannes, il Grand Prix Speciale della Giuria. Questo non vuol dire che se un film vince a un festival, debba per forza essere un capolavoro. Mi viene in mente Sacro GRA di Gianfranco Rosi che aveva vinto a Venezia l'anno scorso, ma non era certo un filmone, parere condiviso da molta gente che l'aveva visto. Ora vi diro perché questo film non mi ha convinto.

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Nel film troviamo una famiglia di apicoltori che decide di vivere in modo bucolico a produrre miele. C'è il padre che è un ignorante dalla cui bocca non esce nemmeno una parola intelligente, ma in compenso è un poliglotta, parla: italiano, tedesco e francese. C'è la moglie, interpretata dalla sorella della regista ossia Alba Rohrwacher, che è un personaggio davvero piatto. Le quattro figlie sono davvero anonime, non hanno un nome come se non fossero importanti, anzi in realtà si sa il nome della figlia più grande, Gelsomina, che è la protagonista del film. Poi, c'è Cocò, una donna insopportabile che non si sa per quale motivo vive insieme a loro. Per concludere il quadretto familiare c'è un bimbo tedesco che viene affidato a loro da un'assistente sociale tedesca (ma se il film è ambientato nella campagna toscana, quanti tedeschi ci sono?).

La Rohrwacher vuole rappresentare questo mondo agricolo in conflitto con il mondo moderno rappresentato nel film da un reality show a cui Gelsomina vuole partecipare assolutamente. Per lei questo non è altro che un modo per fuggire da questo modo di vivere che il padre ha imposto a lei e a tutta la sua famiglia. Non sappiamo il perché di questa scelta di vita e proprio per questo motivo lo spettatore è poco coinvolto nelle vicende di questa famiglia. Primo difetto del film.

La narrazione è inesistente e questo ne risente il ritmo del film che è davvero lento. Non c'è un vero conflitto drammatico che renda interessante la storia. L'assenza delle musiche non aiuta certamente a dare più ritmo al film. C'è una fotografia inesistente. La regia della Rohrwacher non mi ha appassionato granché. Abbiamo movimenti di macchina casuali. La pessima recitazione di Monica Bellucci non aiuta molto a migliorare i film. La regista poteva avere due opzioni: dirigere meglio la Bellucci, facendo tanto prove oppure scegliere un'attrice che è meno bella, ma che sappia almeno recitare. Invece, Alice non ha scelto nessuna di queste due opzioni e il risultato lo si vede nel film.

Un film che mi ha lasciato alquanto perplesso. A un certo punto c'è un cammello. Un cammello? Questo animale è un regalo che ha fatto il padre per Gelsomina . Lei desiderava questo animale fin da piccola, ma nonostante gli dica che è adesso grande da non desiderare più di avere questo animale, il padre le regala il cammello.  Ma da  piccola non poteva desiderare un cane, come tutti i bambini normali, no? Ma la vera domanda è questa: il padre,  da che razza di posto è andato a prendere un cammello? Vi ricordo che il film è ambientato nella campagna toscana. Per non parlare dello spettacolino che fa Gelsomina che per ben due scene fa uscire delle api dalla sua bocca e ciò viene rappresentato nella locandina del film. A fini drammatici questo talento che ha Gelsomina è inutile.

E' il classico film fatto per vincere ai festival che dice poco o nulla. Tra l'altro è un parere condiviso da molti, per farvi un esempio, un commento di uno spettatore dietro a me era questo, "non si sa dove vuole parare". Alt. Non dico che un ogni film che vince un premio a festival importanti come quelli di Venezia, Cannes e Berlino debbe per forza fare schifo. Prendiamo Drive di Refn che ha vinto come miglio regia a Cannes. Quello era un filmone con una storia interessante e una regia che aveva ritmo.

Il problema di Meraviglie è che vuole essere troppo cinema d'autore, dove prevale l'ermetismo e con una regia abbastanza ricercata che però non riesce ad appassionare lo spettatore. Poi, odio fare la distinzione tra cinema d'autore e cinema di intrattenimento. Per me esiste il Cinema. Sergio Leone ha sempre fatto cinema di genere, ma questo non vuol dire che non fosse autore. In fondo, Refn, che ha vinto un premio a Cannes, è un autore anche lui, nonostante faccia cinema di genere.

In conclusione, Meraviglie di Alice Rohrwacher è un film sopravvalutato e non ha niente di meraviglioso.



sabato 23 agosto 2014

Nessun dove di Neil Gaiman

La genesi di questo libro è particolare. Molte serie di successo sono nate dai libri. Per farvi alcuni esempi, Games of Thrones si basa sulle opere di George R. R. Martin, mentre invece Dexter si basa su La mano sinistra di Jeff Lindsay. Sul versante italiano troviamo invece Il commissario Montalbano che deriva dai gialli scritti da Andrea Camilleri e Romanzo Criminale - La serie che si basa sull'omonimo libro di Giancarlo De Cataldo. Invece, Nessun dove di Neil Gaiman è nato prima come una serie televisiva e in seguito lo stesso autore ha deciso di farne una trasposizione letteraria. Penso che sia un caso unico e raro di fare una trasposizione letteraria di una serie televisiva. Tra l'altro in questa serie, Neverwhere, che è appunto il titolo originale del libro, ci recitava un giovane Peter Capaldi che anni più tardi diventerà il Dodicesimo Dottore (proprio oggi mentre scrivo esce il primo episodio dell'ottava stagione di Doctor Who con Capaldi come il nuovo Dottore). Caso vuole che anni più tardi anche Gaiman scriverà due episodi  di Doctor Who e vincerà un Hugo Award per il primo episodio che ha scritto.

Nessun dove narra di Richard, un giovane scozzese trapiantato a Londra, che un giorno incontra Porta, una ragazza che lo porta (scusatemi il gioco di parole) in una versione alternativa della capitale inglese che si chiama appunto Londra di sotto. Qui incontrerà personaggi bizzarri come Il marchese di Carabas o i due sicari, Mr Croup e Mr Vandemar. Richard dovrà trovare un modo per ritornare al suo mondo.

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Alt. Leggendo la trama di questo libro vi è venuto in mente per caso Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll? Ebbene si, ci avete preso. La genialità di Gaiman è di prendere la storia scritta da Carroll e di rielaborla a modo suo. Prende spunto da anche altre opere letterarie. Il marchese di Carabas era un personaggio de Il gatto con gli stivali, mentre invece Mr Croup e Mr Vandemar sono una rielaborazione de il Gatto e la Volpe, personaggi di Pinocchio.

Se alcuni elementi sono stati ripresi da opere letterarie, i luoghi di Nessun dove, della Londra di sotto per essere più precisi, sono una rielaborazione fantasy di alcuni luoghi di Londra. Per esempio, Knightsbridge diventa Night's Bridge. Si crea così un gioco di parole visto che, nonostante i due nomi siano stati scritti in modo diverso, si pronunciano allo stesso modo

In questo modo Gaiman crea un libro davvero originale che in breve tempo è diventato uno dei mei preferiti. Sebbene Nessun dove sia un urban fantasy, gli abitanti della Londra di sotto non sono altro che i clochard, gli invisibili della nostra società. Richard scopre infatti a sue spese cosa significa essere invisibile agli abitanti della Londra di sopra. E' un libro da leggere avendo a portata di mano una mappa del Tube. Dopo averlo letto scoprirete cosa si nasconde dietro la frase che si sente sempre nella metro inglese: Mind the gap.

Dimenticavo, hanno fatto pure una trasposizone radiofonica di Neverwhere. A interpretare Richard troviamo James McAvoy. Immagino che la sceltà dell'attore non sia casuale visto che è scozzese come il personaggio che deve interpretare. Nel cast c'è anche Benedict Cumberbatch nella parte di Angel of Islington che nella versione televisiva era interpretato da Capaldi. Sentite un attimo Cumberbatch in Neverwhere e ditemi che non è un caso che Jackson l'abbia scelto come Smaug dopo averlo sentito in questo programma radiofonico.



La prima versione di Nessun dove è stata quella televisiva, poi c'è stata quella letteraria che a mio parere è superiore alla versione televisiva, poi c'è stata quella radiofonica e per finire c'è stato anche un adattamento a fumetti della storia di Gaiman. Ora mi aspetto anche una versione cinematografica che magari aiuterà a far conoscere alla massa questa perla letteraria scritta da Neil Gaiman.